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viernes, 28 de diciembre de 2012

La Conferenza Latinoamericana della CRQI: il "grado zero della strategia” a favore del PSOL e contro il catastrofismo, il Fronte Unico Anti-imperialista e la Rivoluzione Permanente


ALTAMIRA: "Se si osserva con attenzione, la bancarotta capitalista non ha abilitato "un'ascesa delle sinistre", ma una 'discesa' delle stesse." ("Elezioni 2013, una questione strategica", 1/11, Prensa Obrera N° 1246)

La Conferenza Latinoamericana della CRQI: il "grado zero della strategia” a favore del PSOL e contro il catastrofismo, il Fronte Unico Anti-imperialista e la Rivoluzione Permanente

Per difendere la CRQI, la TPR chiede la sua reincorporazione e pretende che il Segretariato Internazionale prenda una posizione chiara

Christian Armenteros

Nel mese di settembre, Jorge Altamira ha partecipato al Simposio della Sinistra in America Latina, organizzato presso la USP del Brasile. Come parte dello stesso, il PO ha convocato una "conferenza latinoamericana della CRQI", da cui emerge un documento intitolato "La bancarotta capitalista scuote l'America Latina: per un'alternativa operaia e socialista. Per la fusione della sinistra rivoluzionaria con il movimento operaio", in cui compare la firma delle delegazioni del Partido Obrero (PO) dell'Argentina; del Partido de Trabajadores (PT) dell'Uruguay; di Tribuna Classista di cinque stati brasiliani; e di personalità e militanti vari di Brasile, Paraguay e Cile.


"CONFERENZA LATINOAMERICANA DELLA CRQI": SENZA CONVOCAZIONE PUBBLICA, SENZA DIFFUZIONE E PER SALVARE IL PSOL

Davanti a tutto ciò, è necessario segnalare due cose:

1. Riguardo alla convocazione, si è trattato di una farsa, sia per il fatto che non ci sia traccia di lei nel passato (nessuno ha mai sentito parlare di un lavoro pubblico, di riunioni e dibattiti della sinistra latinoamericana per invitare a partecipare), sia per la modesta presenza delle stesse sezioni, dei membri o dei simpatizzanti della stessa CRQI in America Latina che ha registrato (non erano presenti il Venezuela, il Messico, la Bolivia, il Cile ed hanno partecipato solo il Brasile, l'Uruguay e l'Argentina). Tutto ciò, tentendo conto del fatto che la conferenza si è svolta in Brasile e che ovviamente non si è dedicato nemmeno una riga al PCO (ex sezione brasiliana della CRQI).

2. Riguardo al contenuto, non fa altro che ripetere certi luoghi comuni della tradizione politica del PO. Per questo, nel dibattito a cui ha partecipato Altamira a Porto Alegre, lui stesso si dedica a spiegare che il vero obiettivo del documento è quello  di proporre un "lavoro latinoamericano affinchè nessuno pensi che si tratti solo di una manovra politica, bensì di un compito di caratteristiche generali, ampie, ecc". Ossia, la sua proposta di un "fronte unico della sinistra rivoluzionaria" è rivolta "ad unire la sinistra che era unita in Brasile e che ora si è rotta (come nel caso di Heloísa Helena)", ovvero, una formazione parlamentare frontepopulista, che non ha superato programmaticamente nemmeno il PT di Lula e che, per questo, a Belém partecipa al fronte popolare insieme al PCdoB (filo-governativo) e ad Edmilson Rodrigues (ex sindacao del PT) e che, nella seconda tornata, ha avuto l'appoggio dello stesso PT. Solo quando si riesce a visualizzare questa lotta politica, si riesce anche a leggere realmente il testo. Il documento votato dalla "Conferenza Latinoamericana della CRQI" non vuole intervenire affinchè i lavoratori traggano le loro conclusioni e rompano con il PSOL ma, al contrario, vuole difenderla attraverso una proposta frontista che evita di pronunciarsi sul PSTU, sulla LER-QI o su qualsiasi partito brasiliano. Tutto questo è talmente chiaro che nello stesso documento non si dedica una sola riga a studiare il problema della sinitra, in modo da evere così la libertà di stringere qualsiasi accordo.

ANTI-CAPITALISMO E ANTI-IMPERIALISMO: SOLO UN PROBLEMA DI METODO?

Tuttavia, il documento non ha solo un fine pragmatico, ma, quando è stato interpellato in merito al suo legame con la tattica del Fronte Unico Anti-imperialista, Altamira ha detto chiaramente ciò che la TPR è andata dicendo fin dai tempi della nostra espulsione: la sua svolta anti-capitalista e la sostituzione della tradizione programmatica del PO per il "grado zero della strategia" elaborato da Daniel Bensaïd ed il SU. Con la piccola differenza che, addirittura, ora stanno importando l'anti-imperialismo di un paese imperialista in un paese oppresso.

La prima definizione che prende Altamira è che "parlare di lotta contro l'imperialismo in America Latina, al margine della bancarotta capitalista mondiale, non è possibile". Questo è relativamente vero nella misura in cui la bancarotta capitalista rafforza l'OPPRESSIONE NAZIONALE e che NON SI ATTENUA MAI. Tuttavia, nelle parole di Altamira si vuole giustificare esattamente il contrario: "Ogni volta che l'imperialismo ci attaccherà, saremo uniti, ma la prospettiva strategica per cui in questa crisi il proletariato mondiale e dell'America Latina appaia come una classe davanti al capitale, dipende da una questione tattica, non da questioni puntuali. Se non si presenterà come classe, finiremo nel fascismo e, paradossalmente, la debolezza della sinistra impedisce che il fascismo emerga, perchè oggi non esiste nessun 'pericolo rosso'.

Per la borghesia, è quindi meglio mantenere governi democratici reazionari. Noi non facciamo eccezione alla regola, anzi, vogliamo dargli il miglior contributo possibile. In questo modo, renderemo chiaro il punto centrale. In ogni caso, si conferma che non si sta prestando sufficiente attenzione alla crisi mondiale delle sinistre, un problema che viene separato in parti."

Il modo di comprendere questa "complessità" in soldoni è sconvolgente: "La strategia (anti-capitalista) non dipende da cose puntuali (l'oppressione imperialista ed il paese specifico in cui ci si proponga la lotta rivoluzionaria). Noi non facciamo eccezione alla regola (il FUA), ma vogliamo dare il miglior contributo alla stessa (l'anti-capitalismo). In ogni caso, (se ci stiamo sbagliando, dimostra che è necessario discuterci)."

Questa revisione rabbiosa del programma storico del Partido Obrero non è assolutamente improvvisata, visto che nel suo libro "Non è solo un altro martedì nero" (che Altamira cita nella conferenza) si rivendica e si pubblica un documento fondazionale della nostra corrente storica intitolato "La 'tesi' del Comitato Internazionale", scritto dallo stesso Jorge Altamira e da Julio Magri nell'agosto del 1981 (Internacionalismo N° 3), come parte della Tendencia Cuarta Internacional (TCI). Per cui, la pubblicazione di questo testo non è fortuita, ma serve a chiarire che la tattica per separare la classe operaia dalle direzioni nazionaliste sta nel quadro del Fronte Unico Anti-imperialista. Il fatto che sia "nel quadro di una bancarotta capitalista" (e non in quello dell'oppressione nazionale), è la parte veramente sorprendente, perchè se la FUA fosse utile solamente nei momenti di stabilità capitalista e non nelle fasi di crisi, allora si dimostrerebbe quale impotente e dovrebbe essere rifiutata categoricamente. Una tattica (FUA) ed una strategia (Rivoluzione Permanente) che non sono utili ad intervenire nella bancarotta capitalista, allora non sono utili a nulla. Per questo, Altamira cita il suo stesso libro, in cui rivendica esplicitamente la FUA e la Rivoluzione Permanente, pretendeno di farci arrivare alla conclusione contraria senza avere il coraggio di dircelo in modo esplicito.

Per questo, con il suo intervento e nel modo in cui pensa l'imperialismo, Altamira cancella con un solo colpo la differenza tra i paesi oppressori e gli oppressi: "Il compito principale in America Latina è lo stesso che nel resto del mondo, tenendo naturalmente conto delle particolarità de programma e delle rivendicazioni. (...) Il problema è una questione di metodo. Quindi, si possiede un metodo. Anche altri hanno i loro metodi. Mi sembra assolutamente normale. Mi sembra che sia una discussione tra compagni. Naturalmente, sulle prime la discussione può apparire confusa, ma poi poco a poco si va chiarendo e si cercano metodi d'azione, ecc...".

ARGENTINA, CATASTROFISMO ED ANTI-IMPERIALISMO

Attenzione, questo sembra non essere altro che una specie di "aggiornamento" o un "pragmatismo rivoluzionario" da parte di Altamira, ma in realtà nasconde il suo eccletismo ed un cumulo di teorie che nessun rivoluzionario dovrebbe lasciargli passare impunemente. Per il nuovo Altamira: "L'anti-imperialismo in America Latina è andato cambiando forma. Perchè, 100 anni fa, in America Latina non c'erano operai. L'Argentina era un paese industrializzato (in un sol colpo, i contributi di Milciades Peña e Liborio Justo sono buttati nell'immondizia per essere sostituiti con posizioni imparentate con Mariátegui o gli apologeti del nazionalismo borghese), tuttavia, negli altri paesi la classe operaia era molto minoritaria. Il Brasile era un'oligarchia del caffè. Oggi la classe operaia industriale brasiliana è molto più grande ed il peso della sua lotta contro la borghesia si fa sentire. Quindi, risulta mediato il problema della dominazione dell'imperialismo da parte di una grande lotta operaia interna. In nessuna lotta anti-imperialista, noi sacrificheremmo la lotta di classe operaia contro la borghesia nazionale del proprio paese. Questo è legato alla crisi capitalista mondiale. Ad alcuni questo potrà suonare come complesso". Com'è evidente, Altamira insinua che il FUA significa "sacrificare gli interessi della classe operaia" ma sembra misconoscere l'ABC della Rivoluzione Permanente: la classe operaia non può affrontare la sua emancipazione sociale senza al tempo stesso risolvere l'oppressione nazionale. In caso contrario, si retrocederebbe dal socialismo al corporativismo di fabbrica stretto o al socialismo puro come una caricatura del "classe contro classe", negando che la classe operaia deve essere un vero e proprio leader nazionale nella rivoluzione democratica e borghese (tesi della rivoluzione permanente).

D'altra parte, se si guarda al discorso di Altamira tenuto alla chiusura del XXI Congresso del Partido Obrero, si può vedere chiaramente che la tesi per cui "l'Argentina è un paese industrializzato" (e che, pertanto, è possibile solo una rivoluzione socialista pura) era già stata abbozzata nelle seguenti affermazioni: "La storia delle crisi mondiali ha dimostrato, per lo meno dalla crisi del 1828 che spianò la strada a Rosas, che l'Argentina si è sviluppata a colpi di crisi mondiali. La caduta del regime di Rosas è il risultato tardivo della crisi monidiale del 1848. Questo paese è andato industrializzandosi dopo la crisi del '30, i primi segnali di industrializzazione si sono manifestati con la grande crisi del 1890 (superata unicamente dal crollo del 2001) ed in qualsiasi libro di testo potete leggere che la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, visto il divieto delle importazioni, hanno favorito l'industrializzazione. Questa è una visione dialettica della crisi, che richiede un ulteriore sviluppo. Rompendo le relazioni stabilite, la crisi offre un'opportunità alle nazioni sottomesse da queste stesse relazioni, di intraprendere uno sviluppo relativamente autonomo. Questa non è solamente la storia dell'Argentina, ma anche della Turchia, del Brasile, della stessa Germania o dell'Italia, che sono nazioni borghesi, arrivate tardi sul mercato mondiale. Tuttavia, per conquistare un'opportunità di sviluppo relativamente autonomo, come conseguenza della crisi, è prima di tutto necessario che la crisi esploda e che compia con il suo compito di distruzione parziale delle relazioni preesistenti.

Perchè l'industrializzazione degli anni Trenta non ha assecondato un piano dell'oligarchia argentina, insieme al dittatore Uriburu ed in seguito a quella faccia tosta di Justo, così come lo prova il trattato Roca Runciman, in cui si difende a spada tratta la quota degli allevatori sul mercato di Smithfield, a beneficio delle importazioni e delle rimesse delle compagnie britanniche. Solamente con il crollo di tutto questo, quando l'economia cadde del 20%, la stessa oligarchia argentina iniziò ad installare qualche fabbrica ed intraprendere un processo parziale d'industrializzazione."

In questo modo, nell'abbandono della tattica del Fronte Unico Anti-imperialista si pone la negazione del catastrofismo ed il bilancio che lo sviluppo capitalista è stato possibile grazie al fatto che la crisi dell'imperialismo ha abilitato un porcesso di sviluppo capitalista autonomo in parallelo (in parte addirittura collaborandovi) con il sistema imperialista.

NAZIONALISMO BORGHESE STORICAMENTE PROGRESSIVO O "BONAPARTISMO CON LESSICO ANTI-IMPERIALISTA"?

In questo modo, con una logica assolutamente alienata sotto la pressione ideologica del morenismo, si arriva alla conclusione per cui "il problema principale in America Latina è quello di smascherare il bonapartismo che sta dietro al lessico anti-imperialista e che sta sottomettendo la classe operaia." Il ragionamento è cristallino: dato che esiste uno sviluppo capitalista maturo, il nazionalismo borghese rimane sprovvisto di qualsiasi carattere storicamente progressivo e resta in piedi solamente il suo carattere bonapartista e rezionario. Da qui, il fatto di non parlare più solamente di un "bonapartismo sui generis", ma di un bonapartismo e basta "con lessico anti-imperialista". Si tratta della famosa "doppia verità", che denunciano le sette anti-capitaliste.
Questo lascia assolutamente privi di una tattica e di una strategia coerente ed apre la strada ad una e mille altre manovre empiriste.

Da un lato, si propone che "il problema dei rivoluzionari sia quello per cui la classe operaia diriga o meno la lotta antiimperialista", cosa corretta nella misura in cui questa debba assumere il ruolo di leader nazionale, ma che risulta però unilaterale, perchè si propone come in opposizione al fatto che la classe operaia competa con il nazionalismo nel quadro di un fronte unico per conquistare le masse contadine ed operaie. A sua volta, ha un'inconsistenza fondamentale, che è quella per cui la "lotta anti-imperialista" non è accessoria alla "lotta anti-capitalista", ma ne fa una caratterizzazione programmatica e scientifica da cui deriva il carattere presunto della rivoluzione che ci si propone. Se il problema fosse quello di "dirigere la lotta anti-imperialista", allora la tattica di raggruppamento anti-capitalista si rivela come una politica settaria ed auto-marginale, che boicotta la lotta per la rivoluzione permanente.

Dall'altro, si richiede di contrabbandare il FUA come se fosse "l'unità d'azione anti-imperialista", ossia, il vecchio tergiversare morenista per cui "nelle strade abbiamo un fronte unico con la gioventù del governo contro il golpe in Paraguay". Sarebbe uguale ad un Fronte Unico Anti-imperialista. Al contrario, come lo stesso Altamira ha segnalato nella conferenza, "le azioni puntuali non hanno mai portato ad alcuna unità, e sono sempre state un campo di manovra per rubarsi militanti" e, al contrario, la tattica del FUA non consiste nel simulare l'anti-imperialismo per guadagnare un paio di militanti nazionalisti, ma nell'impugnare o superare i limiti del nazionalismo borghese nel suo stesso terreno e sperare le masse dalla borghesia autoctona. Come è evidente, affinchè una tattica di questo tipo sia possibile, bisogna cedere il passo alla strategia.

LA CRQI DEVE PRONUNCIARSI IN DIFESA DEL FRONTE UNICO ANTI-IMPERIALISTA E CONTRO IL REVISIONISMO MORENISTA

La tattica del Fronte Unico Anti-imperialista è inserita nel programma del Partido Obrero dal numero 3-4 dei Politica Obrera dell'anno 1964 e fa parte di una delimitazione di principi all'interno delle correnti trotskiste su scala mondiale. Di fatto, nel suo discorso per la chiusura del XXI Congresso, Altamirà disse: "Una delle battaglie più complicate che deve affrontare un partito socialista come il nostro, è quella contro i tentativi di controllo dei partiti nazionalisti borghesi. Adesso credo che il Partido Obrero pubblicherà un libro molto importante, in cui saranno inseriti i programmi operai dal Manifesto del 1848, fino alla tesi della Quarta Internazionale del 2004, passando per la fondazione del Partito Bolscevico, il documento fondazionale della socialdemocrazia tedesca, il documento fondazionale del partito di Rosa Luxemburg, le tesi boliviane di Pulacayo, del 1946 e le tesi della COB del 1970 che ispirarono l'assemblea popolare."

Com'è evidente, rivendicare come proprio tutto questo arsenale teorico e programmatico è assolutamente incompatibile con il ripudio del FUA in nome del "Fronte Unico Rivoluzionario", tipico del revisionismo morenista. Con questo articolo, non pretendiamo che Altamira cambi opinione, perchè ciò che stiamo evidenziando, ce lo ha fatto notare lui stesso, sapendo meglio di noi ciò di cui stiamo parlando. Si, speriamo, invece, in un pò di onestà intellettuale ed un sinceramento programmatico che permetta di chiarire la strategia all'interno della sinistra. Se il Fronte Unico Anti-imperialista e la Rivoluzione Permanente non sono più né una tattica, né una strategia, perchè ci troviamo davanti ad un paese di capitalismo maturo, che deve avanzare verso una rivoluzione socialista pura, allora Altamira farebbe meglio a dirlo chiaramente. Dopo tutto, da qualche parte sono venuti Sartelli e i ragazzi di RyR.

METTIAMOCI D'ACCORDO: LA SINISTRA È IN ASCESA O IN DISCESA?

Com'è evidente, l'inconsistenza non tocca solo la discusione teorica e programmatica sul FUA, ma anche lo stesso giudizio sulla congiuntura immediata in Europa. Dopo aver scritto il libro "L'ascesa della sinistra nel quadro della bancarotta capitalisa", adesso Atlamira sembre scoprire che in realtà le cose non stavano così. Esattamente come abbiamo fatto notare noi della TPR, nella lettera "La bancarotta della sinistra anti-capitalista nel quadro dell'ascesa del fronte popolare".
"Se si osserva con attenzione, la bancarotta capitalista non ha abilitato 'un'ascesa della sinistra', ma una 'discesa' della stessa.

Il suo posto, lì dove si manifesta una svolta delle masse, è stato occupato dall'ala del riformismo che ha captato la disperazione popolare ed ha saputo dare espressione all'insieme, nonostante questa non sia in alcun modo strategica. Nel caso dello concetto di 'Governo di Sinistra' in Grecia o dell'appello per sciogliere le Corti e la monarchia in Spagna, e convocare un'assemblea costituente. Il riformismo, per definizione, non può proporre una strategia, insiste nel tentare di riconciliare contraddizioni storiche che sono invece incompatibili. In questa epoca, la strategia sta nell'obiettivo del cambiamento storico e consiste nella mobilitazione delle forze motrici di questo stessocambiamento." ("Elezioni 2013, una questione strategica", 1/11, Prensa Obrera N° 1246)
Quindi, la proposta è quella di approfondire la lotta politica, affinchè la CRQI si pronunci in relazione alla lettera e che come TPR possiamo reincorporarci, al fine di lottare in difesa della CRQI e contro il suo scioglimento dietro a Syriza ed il Fronte Popolare.



Tradotto per Filippo

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